Decrescita felice? Si grazie!

Prendendo spunto dall’ ottimo articolo di Daniele sulla decrescita ( Ventidue passi d’amore e dintorni : Decrescita felice? ), pubblico anche sul blog il mio commento.

Caro Daniele , sposo in pieno il tuo pensiero anche se dubito fortemente che arrivati a questo punto la scienza saprà tirarci fuori dai guai in cui ci siamo cacciati. Ormai è tardi per un miracolo e quindi non ci resta che rallentare lo sviluppo economico e parlare di “decrescita sostenibile” anzichè di “sviluppo sostenibile”, almeno finchè nuove tecnologie, e speriamo che l’ E-Cat sia una di queste, non ci consentiranno di produrre grandi quantità di energia pulita e rinnovabile consentendo all’umanità e di riprendere con slancio il suo cammino. Sono convinto che in questo momento la  scelta della decrescita è ineluttabile, malgrado tutti i governi del mondo, di destra di centro e di sinistra, si affannino a perseguire la logica perversa della crescita e dello sviluppo economico ad ogni costo ( maledetto PIL! ).
Volenti o nolenti siamo all’inizio di una fase post-industriale dove il lavoro dell’uomo deve ritornare protagonista a scapito del lavoro delle macchine perchè l’energia necessaria per  muoverle è palesemente insufficiente o la sua produzione diventerà troppo costosa in termini economici, sociali e ambientali.  Dunque meno energia disponibile, meno consumi legati ai trasporti e all’energia ma, paradossalmente, alla discesa della produttività corisponderà un aumento dei posti di lavoro che saranno legati ad una produzione locale e allo sviluppo di un’economia sociale e solidale.  Non si tratta come pensa qualcuno di tornare al medioevo, ma di una rinascita ( e del Rinascimento noi siamo stati gli inventori e i maestri!). E’ ora di scalare marcia (  fare “downshifting”, come si usa dire oggi ) per dare vita, partendo prima da noi stessi e da chi ci sta intorno, ad una nuova ecologia della politica che sappia cambiare radicalmente il suo linguaggio e chiuda, per un tempo più o meno lungo, l’ombrello bucato della “crescita sostenibile” per accogliere il messaggio che ci viene dalla natura e che ci chiede di intraprendere, senza indugi e per il bene nostro e delle generazioni future, il cammino della decrescita. Non è detto che staremo peggio e comunque sarà solo una pausa nel nostro cammino: il tempo e il denaro non sono beni così preziosi.

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