Il 28 ottobre scorso a Bologna si è svolta una dimostrazione di un sistema E-Cat. Secondo i testimoni, l’apparato ha funzionato per 5,5 ore producendo 479 kW in modalità autonoma (autoalimentata) usando piccole quantità di nichel e di idrogeno, senza inquinare e senza produrre scorie radioattive.

Se fosse vero, sarebbe una fonte di energia pulita che rivoluzionerebbe l’umanità. Proprio per questo bisogna essere molto cauti e severi nell’esigere conferme indipendenti e rigorose, che però finora non ci sono state: anzi, i dettagli del funzionamento e della struttura dell’apparato non vengono divulgati. Inoltre non è la prima volta che qualcuno annuncia di aver scoperto fonti energetiche altrettanto miracolose. Per cui resto cautamente scettico.

Sono scettico soprattutto perché c’è un dettaglio che mi rode. Magari ha una spiegazione logica, ma nel clima di reticenza e segretezza che circonda l’E-Cat mi suona sospetto. Il dettaglio è questo: il processo di generazione d’energia è stato innescato da un grosso generatore tradizionale, che però poi è rimasto acceso e collegato all’apparato E-Cat. Perché?

Ho letto i resoconti di alcuni dei presenti, e le spiegazioni di questo generatore sono perlomeno lacunose. La stima della potenza del generatore è di uno dei testimoni, Sterling D. Allan di Pure Energy Systems, in questo articolo, che include vari video. Daniele Passerini, su 22passi, dice che c’era un “gruppo elettrogeno da (mi è stato detto) 350 kW”.

Scrive inoltre Allan:

“L’energia per l’avvio (bobine resistive che fornivano calore alle camere di reazione) è stata fornita da un grande e rumoroso generatore (è quello che causa tutto il rumore) che si vede ed è grande quasi quanto il piccolo container nel quale era collocato l’impianto E-Cat da 1 MW. Una volta che le camere di reazione sono arrivate in temperatura, sono state mantenute dal calore prodotto dalla reazione. Non sono sicuro del motivo per cui hanno tenuto in funzione il generatore da quel momento in poi, ma ipotizzo che fosse per riserva o sicurezza. Sono certo che i tecnici che collaudavano il sistema si sono assicurati di quali fossero in ogni momento i livelli di potenza.”

“Ipotizzo”? “Sono certo che i tecnici…”? È un resoconto nel quale la fiducia è concessa un po’ troppo disinvoltamente e i controlli scarseggiano. Allan, rendendosi conto esplicitamente che la presenza del generatore “apparentemente connesso all’E-Cat con dei cavi” è un facile appiglio per gli scettici, ribatte così:

“È il cliente che dev’essere contento, e a quanto pare questo cliente era soddisfatto che quei cavi non contribuivano all’erogazione di 470 kW durante la modalità autoalimentata.”

C’era, infatti, un misterioso cliente che ha effettuato dei test di cui non si sa nulla (né del cliente, né dei test). Ma la sua soddisfazione è pura ipotesi (“a quanto pare”). I dati dell’esperimento, inoltre, non sono stati verificati indipendentemente: sono stati forniti dal supervisore del cliente, come spiega un altro dei presenti, Mats Lewan di Ny Teknik, qui:

“Né Ny Teknik né altri ospiti hanno avuto alcuna possibilità di verificare le misure effettuate. Gli invitati hanno potuto soltanto osservare l’impianto in funzione per alcuni brevi istanti.”

Il rapporto sui risultati è scritto in un inglese davvero scarso e con uno stile non molto professionale. Inoltre nell’abbondanza di dati manca ogni indicazione della potenza del generatore d’innesco e del motivo per il quale è rimasto acceso. Strano.

Vorrei tanto che si trattasse davvero di una scoperta rivoluzionaria, perché ne abbiamo davvero bisogno, e mi auguro che il mio scetticismo venga smentito. Ma questo non è un modo credibile di presentare al mondo un’invenzione tanto straordinaria.

Suvvia: staccate il generatore, appendete l’E-Cat a una gru e fatelo funzionare sotto il controllo di esperti che abbiano pieno accesso. E fra gli esperti assicuratevi che ci sia un prestigiatore pratico di sedicenti macchine per il moto perpetuo, come James Randi. Allora l’E-Cat comincerà a essere credibile.

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